Ospedale di Kiri

[Gestionale]

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    Falce dei Kaguya


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    Il chunin fra i due Akuma sembrava decisamente capace in quel tipo di operazioni, forse perché non doveva avere timore che il corpo di Kamuro rigettasse il cuore che gli stava restituendo, o avesse qualche problema durante il resto dell'operazione, ma di certo stava facendo una buona figura in quel frangente.

    "Ok, Etsuko, direi che potremmo andare avanti con l'operazione, anzi, se volete per velocizzarci potrei aiutarvi anch'io nell'estrazione degli organi, però, nel frattempo dovresti rispondere a due domande, che, penso, siano decisamente utili per un ninja medico.", esordì il Mizukage verso il chunin, "Prima di tutto: se un tuo compagno è stato ferito, diciamo da un'arma taglio di media grandezza, all'altezza dello stomaco, quale sarebbe la migliore strategia per curarlo, senza rischiare di consumare tutto il tuo chakra e gli eventuali tonici di recupero che hai con te? Considera che la ferita ha una gravità nella media, diciamo.", avrebbe chiesto per iniziare.
    "E poi, giusto per sicurezza, nel caso di un rigetto di un organo trapiantato, sai cosa si dovrebbe fare?", sarebbe stata questa la seconda domanda del Kaguya.

    Shiltar, poi, avrebbe ascoltato le risposte, supportando i due Akuma nell'operazione di estrazione degli organi interni.

    ------

    OT: Ok, Drio non si è più fatto sentire, ma se Etsuko vuole finire, questo direi che è decisamente il suo ultimo post dove deve dimostrare le sue conoscenze mediche./OT
     
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    Scheda di Etsuko della Nebbia

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    L’accuratezza ed estrema precisione con cui aveva eseguito ogni singolo passaggio aveva pur impressionato, piacevolmente, un ninja medico tanto esperto quale poteva essere il Mizukage. L’estrazione procedeva lenta, gl’organi interni dovevano esser rimossi e l’altro Akuma non contribuiva in nessun modo a esemplificare le operazioni.

    Certo Shiltar Sama, il tuo aiuto è più che gradito …

    E senza sollevar lo sguardo dal cadavere, con la medesima attenzione con la quale avrebbe agito con un essere vivente, avrebbe proseguito il proprio lavoro.
    Sino ad udir la nuova domanda di Shiltar …

    Beh domanda alquanto ovvia …

    Rispose, asciugandosi con l’avambraccio, un rivolo di sudore che gli bagnava la fronte.

    Come dicevo, utilizzerei la tecnica delle mani curative, per almeno marginare un pericolo d’emorragia, che metterebbe in serio pericolo di vita il paziente.

    La parola paziente non era stata usata a sproposito, aveva capito benissimo Etsuko che si parlava d’un compagno, ma le sue accentuate capacità analitiche non venivano mai minimamente annebbiate da rapporti interpersonali.

    Risolto quel problema, suturerei con dei punti, la zona del taglio e porterei immediatamente il paziente, nel più vicino luogo specializzato alla curo, ove con le strumentazioni adatte e relativa assistenza apporterei la definitiva operazione.

    Le parole celeri fuoriuscivano dall’acuminata bocca, senza che le mani, immerse nel carminio fluidi vitale del defunto, si fermassero anche solo per un istante.
    Poi rispose alla domanda successiva:

    Si parla di rigetto quando il sistema immunitario di un paziente che è stato sottoposto a trapianto attacca il nuovo organo, riconoscendolo come non-self infettivo alla stregua di batteri o virus.
    I principali fattori che rendono i tessuti trapiantati esposti al fenomeno del rigetto, ovvero al loro riconoscimento come strutture non-self da parte del sistema immunitario sono:
    • la presenza di un assetto antigenico qualitativamente o quantitativamente diverso rispetto a quello delle strutture “self” (determinanti minori di istocompatibilità)
    • la presentazione di antigeni non-self nell’ambito di complessi maggiori di istocompatibilità (self o non self) o la semplice presenza di MHC non self in grado di attivare le cellule del sistema immunitario dell’ospite.
    • la presenza di una condizione di pericolo, ovvero di uno stato infiammatorio
    La sensibilizzazione del sistema immunitario al tessuto trapiantato sembra dipendere fortemente dalla presentazione antigenica nell'ambito di complessi MHC di classe II. Questi ultimi, a differenza degli MHC di classe I, non hanno un'espressione ubiquitaria, ma sono presenti unicamente su cellule specializzate nella presentazione antigenica (APC: antigen presenting cells) come le cellule dendritiche, e sono riconosciuti unicamente da linfociti della serie T di tipo CD4+. I linfociti T CD4+ sono anche noti come linfociti T-helper e occupano il vertice della gerarchia delle cellule del sistema immunitario poiché dirigono lo svolgimento delle risposte immunitarie umorali(T-helper 2->linfociti B) e cellulo-mediate (T-helper 1->linfociti T killer) oltre a determinare un effetto citotossico diretto (probabilmente decisivo nei trapianti) dovuto al rilascio di TNF (che causa l'apoptosi delle cellule endoteliali dei vasi che riforniscono il trapianto determinando lo sviluppo di fenomeni trombotici e in ultima analisi l'ischemia dei tessuti trapiantati). La presentazione ai linfociti T CD4+ di antigeni derivati dal trapianto può essere mediata da APC del ricevente (meccanismo indiretto) o da APC del donatore presenti nel tessuto trapiantato (meccanismo diretto). Nel primo caso l'attivazione dei linfociti T segue i meccanismi classici del riconoscimento antigenico (riconoscimento di un antigene esogeno nell'ambito di un MHC self). Nel secondo caso invece alcuni linfociti T, selezionati durante la fase di istruzione timica (che avviene nella prima infanzia) per riconoscere (ad affinità intermedia) strutture MHC-self, cross-reagiscono ad alta affinità con strutture MHC-non self attivandosi. In entrambi i casi è necessario che uno stato infiammatorio determini l'attivazione funzionale delle APC, che altrimenti non sarebbero in grado di operare la presentazione antigenica e di migrare verso le stazioni linfonodali per interagire con i linfociti T. La presenza di infiammazione d'altra parte caratterizza invariabilmente i tessuti trapiantati a causa dei fenomeni traumatici e ischemici presenti nelle fasi di espianto, trasporto e innesto dei tessuti stessi.
    Il rigetto acuto viene curato con una breve applicazione di metilprednisolone in alte dosi che è normalmente sufficiente. In caso contrario il trattamento può essere ripetuto e in casi più gravi possono essere necessari trasfusioni di plasma sanguigno.
    Il rigetto cronico è irreversibile e non può essere curato con successo; l'unica possibilità è un nuovo trapianto, se necessario.
    Questo è Tutto …


    Avrebbe poi finalmente arrestato il movimento delle braccia …

    E anche per quanto riguarda la rimozione degl’organi adesso è tutto in ordine.


     
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    Scheda di Etsuko della Nebbia

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    GENIO E SREGOLATEZZA

    Servirono 3 minuti all’ascensore per raggiungere i piani stabiliti, aveva attraversato progressivamente i vari dipartimenti deputati ognuno alla specifica ricerca.
    Ripensava a mesi prima, quando l’impianto ancor in costruzione, veniva lentamente alla luce, le lotte amministrative per le convenzioni in quel villaggio, che attraversava un periodo di grande crisi, l’estrema riservatezza con la quale aveva condotto i lavori. Tanto da ospitare nella struttura superiore parte degl’operai, la cui affluenza avrebbe dato troppo nell’occhio.
    Ma i sacrifici erano stati presto ripagati e il complesso, funzionante, maestosamente illuminato e sorvegliato, or attendeva d’esser pienamente sfruttato.
    Un leggero contraccolpo e la pressione delle porte si scaricò, sino a spalancarle lentamente. Un corridoio breve, della lunghezza di 2 metri, terminava con un muro che sbarrava la strada, la scarsezza di luminosità serviva a render il passaggio, ancor più sicuro. Spinse sulla parte destra il muro, che rotolando su se stesso, aprì il passaggio, scostata la tenda bianca plastificata si ritrovò nel bagno della sala operatoria N°3.
    Uscito dal vano, vi si ritrovò nell’ambiente freddo e sterile della sala 3, l’odore di disinfettante impregnava l’aria, tutto era in ordine, il piano operatorio, illuminato dai faretti, le attrezzature chirurgiche. Non vi degnò di tanta attenzione uscendo e recandosi lì dove era il suo obbiettivo.

    [Obitorio]

    La guardia posta all’ingresso dell’obitorio, non pose alcuna resistenza al passaggio di Etsuko, non era di certo consueto vederlo da quelle parti, ma si curò che non doveva ficcare il naso in faccende che non lo riguardavano, d’altra parte lui era il primario e poteva recarsi, ovunque desiderasse.
    Lo salutò così con un cenno del capo tornando a sfogliare la rivista, che lo teneva occupato nei momenti d’inattività, che in un obitorio, forzatamente doveva esser tanti.
    S’era diretto all’ala est del complesso.

    Eccoci arrivati

    La targhetta sulla porta, confermava le parole.
    Scritto a caratteri cubitali, impressi in una lastra dorata v’era scritto.

    Cadaveri
    Blocco 2 e 3
    Speciali


    Compiaciuto dell’organizzazione che aveva imposto e all’estrema praticità che n’era derivata s’era introdotto nel lungo corridoio, contornato a destra e a sinistra da loculi vitrei, la cui temperatura interna sfiorava i -10 Gradi. Sollevò un pulsante e i loculi, s’illuminarono magicamente, del neon che li sovrastava. I volti inespressivi di centinai di corpi, or erano visibili. S’addentro con estrema maestria tra le fila, sino a scorgere ciò che cercava.

    Eccoti… Perfetto

    Il cadavere in questione, doveva essere molto antico, avvolto completamente da un telo bianco, sol il volto ne rimaneva scoperto, i bulbi oculari infossati, mostravano la completa assenza dell’apparato oculare. Etsuko non parve sorpreso, quello che gli serviva era a portata di mano.

    Scusami amico … ma devo prenderti qualcosa che tu ormai non utilizza da un po’ di tempo.

    Si chinò sulle gambe, analizzando la parte inferiore della nicchia. Finalmente lo trovò, un pulsantino nero, posto appena al di sotto del basamento principale. Lo premette e immediato un vano segreto comparve d’innanzi al volto d’Etsuko.

    Eccovi

    Gl’occhi brillavano alla vista dell’oggetto agognato.

    I famosi occhi.

    Li pose nel contenitore termico pieno di ghiaccio che aveva portato con se.

    fatto, voi venite con me

    E si allontanò spegnendo le luci della sala, i volti dei cadaveri tornarono anonimi a riposare in pace nel sonno eterno, sol uno era stato depredato di qualcosa che gl’apparteneva. Il nome sulla targhetta nel loculo, ancor riluceva, la luce dei neon ancora non completamente spenti.

    Kon Koga
    Kinjutsu-->occhio del Basilisco

     
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  4. Fujiko M.
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    Continua da qui


    Shiltar aveva promesso la parola. Gli aveva affidato un compito delicato: riattaccare una mano. Ma da che parte iniziare?

    Qualche giorno prima si trovava ancora nel letto d'Ospedale, bendata. Quando gli/le venne comunicata la notizia rimase alquanto stupita. Da un giorno all'altro avrebbe dovuto operare. Non conosceva molto in fatto di medicina, tantomeno di chirurgia.
    Per questi motivi prese subito a chiedere spiegazioni e consigli su come operare. Medici non ci si sarebbe diventati dall'oggi al domani ma poteva pur sempre imparare.

    Apprese in quei pochi giorni pre intervento come usare il chakra a scopi curativi. Imparò inoltre, dovendo operare specificatamente, alcuni trattamenti di chirurgia, niente di complicato se ci si limitava all'intervento cutaneo.
    A rimettere in sesto per bene l'osso della mano ci avrebbero pensato gli specialisti.

    Il giorno dell'intervento erano in cinque, tutti con camici e maschere e guanti.
    Il lettino con il paziente, un giovane ragazzo di cui Fujiko seppe alcune informazioni, venne condotto sotto anestesia parziale su tutto il braccio.
    Poteva sentire e parlare e muoversi, tranne che per la zona del braccio amputata.
    Era stato legato; per sicurezza dissero.

    « Benvenuto » l'accolse la ragazza. « Pronto per l'intervento? » domandò.

     
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  5. Z e r o.
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    Il secondino mi strinse le braccia bloccandole con una croda, il motivo per il quale mi tenesse imprigionato anche al di fuori delle mura della prigione mi era oscura.
    Non mi interessava, uscire da quelle quattro mura e respirare aria pura, priva dell'umidita e dell'odore della prigione era un solievo che pochi possono provare
    I nostri passi ci portano verso l'ospedale. Un tuffo al cuore. Finalmente riavrò la mia mano, e la mia cariera ninja potrà ripartire. I corridoi erano puliti, una fredda luce neon illumina una donna molto formosa. La salivazione aumentò.
    Nel frattempo mi slegarono per attuare l'operazione, lei, seguita da altri medici erano arrivati dopo qualche minuto da quando ero stato portato nella stanza per l'operazione. La guardai, tutto un tratto la bocca si asciugo e inutilmente tentai di schioccare la lingua, la passai sul palato.
    «Grazie, è da molto che aspetto questo momento, buon lavoro.»
    Poi lasciai cadere la testa sulla poltroncina, respirai, ero pronto.

     
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  6. Fujiko M.
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    Il paziente fu anestetizzato localmente con un'anestesia sotto l'ascella. Tutto il braccio interessato sarebbe risultato fomicolante, duro ed insensibile.
    Per il resto del tempo Kuro avrebbe continuato a sentire e vedere sebbene fosse stato posto un lenzuolo verde al di sopra della zona dell'intervento.

    La ragazza, Fujiko, aveva solo il compito di assistere l'intervento in quanto iniziata da troppo poco tempo per poter curare autonomamente qualcuno. Quindi, lei, avrebbe supportato esclusivamente osservando come fare.

    Per prima cosa disinfettarono l'arto amputato ormai pieno di croste di sangue e chiazze di pus. Quel braccio sarebbe potuto andare in cancrena se fosse rimasto ancora a marcire nelle prigioni - invero sarebbe stata la scelta migliore ma nessuno aveva il dono della veggenza tra i presenti -.
    Invece era stato in parte curato in prigione dal medico addetto e ridotta la possibilità di necrosi.

    Una volta pulita la zona il primario richiese un bisturi per aprire la zona rimarginata. Sotto al peso morto del braccio vi era una bacinella per raccogliere l'eventuale sangue in uscita, cosa che, avvenne poco dopo.

    La mano dello studente, era stata recuperata dopo l'incidente e posta sotto l'effetto di una soluzione salina. Igienizzata anch'essa, venne posta al freddo riducendone il deterioramento e conservandola ancora per qualche giorno finchè non si seppe dell'intervento.

    Ora quella mano era nella sala operatoria pronta a essere ricucita. Venne estratta dal ghiaccio e posizionata in prossimità dell'attaccatura.
    Due medici erano pronti ad eseguire l'intervento di ricongiunzione tra articolazione ossea e sanguinea. Un lavoro particolarmente lungo, impegnativo e delicato specie anche per la zona nervosa.

    Ci vollero diverse ore dove ogni pezzo andava al suo posto, ricucito con un particolare chakra di cui Fujiko ancora poco sapeva.
    L'esperienza sul campo era la miglior cosa e lei era a metà percorso. La prossima volta sarebbe toccata sicuramente a lei.

    Il braccio e sopratutto la mano sarebbero dovuti stare a riposo per almeno una settimana. Dopodichè, nonostante i progressi medici, la ripresa sarebbe stata graduale e piuttosto veloce. Di lì ad un mese la mano poteva funzionare completamente seppur senza una precisa stabilità e padronanza. Per quelle cose gli ci voleva ancora del tempo.

    Alla fine dell'operazione, quando il braccio si sarebbe "risvegliato", Kuro avrebbe sentito il dolore dovuto all'operazione.
    Fujiko sperava di non aver lavorato invano e contava di seguire quel ragazzo per capire quanto fossero vere le sue parole di redenzione.

     
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  7. Aoi & Taeko
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    Tre giorni prima.
    Taeko, all'indomani della visita di Shiltar, non si sentì affatto bene. Dovette chiamare Aoi lasciando la direzione delle terme momentaneamente scoperta.
    Si fece accompagnare in ospedale. Era arrivato il momento.

    Quel giorno...
    All'interno della stanza 345, al terzo piano, c'era Taeko. A fianco del suo letto un mazzo di fiori bianchi e gialli portati da Aoi durante una delle visite.
    Taeko era osservata costantemente dai medici. La situazione si stava aggravando e i medici sapevano quali rischi poteva portare un parto trigemellare. Erano sempre più decisi ad intervenire con un taglio cesario ma la donna preferiva rimandare ancora. Sapeva di non stare benissimo. Sapeva che c'erano dei rischi. Le mancava il coraggio di intervenire prima che tutto accadesse.

    Aveva mandato, tre giorni prima, ad avvisare Shiltar. Era passato a trovarla ogni giorno, premuroso. Lei era ingestibile però. Provava qualche fastidio al pancione, scambiato da dolori momentanei. Iniziava ad essere irrascibile e tendeva a rispondere male al suo compagno nonchè agli stessi medici. Ordinaria amministrazione, dicevano loro.
    Rispetto ad ogni altro parto lei era in anticipo con le settimane. I medici avrebbero atteso un altro giorno prima che il suo corpo iniziasse a crollare sotto il dolore che quei tre bambini le stavano procurando, seppur non in maniera così evidente. C'era il rischio di qualche emorragia interna. E a quel punto le complicazioni sarebbero aumentate.

    Era quasi mezzanotte quando Taeko fu portata d'emergenza in sala parto. Shiltar dov'era?
     
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    Per Shiltar, gli ultimi giorni erano stati, decisamente, movimentati.

    Quattro giorni prima, aveva raccontato a Taeko quanto aveva intenzione di fare, le aveva spiegato i suoi progetti, ciò che doveva fare per il villaggio e come questo avrebbe potuto "interagire" con ciò che loro stavano creando.
    Lei non aveva reagito bene e questo era ovvio, lui stesso si odiava per ciò che doveva fare, per doverla lasciare e tutto il resto, ma alla fine, lei aveva detto che lo avrebbe seguito e questo, lo aveva reso felice, molto felice.

    Tre giorni prima, di mattina aveva avuto un'intensa, nel bene e nel male, discussione con Houyoku, un ninja di Kiri (o almeno tale era agli occhi di tutti), che certo era iniziata come una delle loro solite strane chiacchierate, ma era finita in modo ancora più strambo delle precedenti.
    Poi nel pomeriggio aveva scoperto che Taeko era stata ricoverata e subito era corso in ospedale: lei sembrava agitata, forse preoccupata, evidentemente dolorante, e, forse per questo, poco affabile. I dottori avevano detto al Mizukage che come previsto avrebbero dovuto operarla entro pochi giorni, già spingevano per farlo da subito, ma lei non era altrettanto propensa per il cesareo.
    In ogni caso Shiltar lasciò detto di chiamarlo per qualsiasi tipo di emergenza, di andarlo a disturbare a palazzo, obbligatoriamente, per qualsiasi cosa potesse servire, o fosse necessario fare. Voleva, anzi doveva, essere informato, fosse stato anche necessario mandare i medici stessi a farlo.

    Nei giorni successivi Shiltar si era diviso fra i suoi compiti (fra cui una chiacchierata con l'amministratrice di Kiri e con Itai) ed andare a trovare Taeko.
    Aveva avvisato a palazzo di cercarlo in ospedale ed all'ospedale di cercarlo a palazzo, a meno di eventuali ordini diversi nella sua residenza; così, al terzo giorno di degenza della ragazza, non si poteva dire che nemmeno il Kaguya fosse al massimo della forma: dormiva poco, s'agitava parecchio ad ogni nuovo messaggio, o ordine da firmare che gli arrivava... probabilmente era persino più pallido.

    Così, quel giorno a mezzanotte, o quasi, dire che il il Kaguya fu "svegliato" era, decisamente, un parolone, ma non altrettanto lo sarebbe stato dire che Shiltar, alla notizia che Taeko era stata portata d'emergenza in sala operatoria, corse verso l'ospedale più veloce che poteva, il che equivaleva ad una velocità significativa, decisamente.
    Arrivato in ospedale, comunque, il Mizukage si diresse verso la sala operatoria e, per quanto sapesse molto bene di non poter entrare, ne fu quasi tentato, in attesa di qualche risposta...
     
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  9. Aoi & Taeko
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    L'equipe medica era pronta. Taeko in mezzo distesa su di lettino e tutti i medici e assitenti attorno. A fianco di loro, gli strumenti per il taglio cesareo.

    Quando Shiltar arrivò all'ospedale, una inserviente lo riconobbe richiamandolo a se.

    Mizugake-sama, da questa parte. La signora Taeko è gia in sala parto?


    La voce della donna era tesa e ciò era dettato sia dalla situazione sia dal fatto che si stava operando una persona cara al Mizukage, colui che aveva le redini dell'infrastruttura nonchè di Kiri stessa.

    L'inserviente l'avrebbe accompagnato lungo un corridoio a passo svelto. Poi, aprendo una porta di una stanza sarebbe entrata con l'altro dicendogli di seguirla.

    Là dentro troverà gli indumenti per cambiarsi


    Uscì. La donna era sicura che l'altro sapesse dove si trovavano i camici ma ugualmente faceva il suo lavoro. Dopo l'avrebber accompagnato nella zona civile dell'ospedale.


    L'operazione era appena iniziata quando sarebbe arrivato Shiltar. Non avevano perso tempo i medici giudicando per l'ennesima volta la situazione. Taeko era sotto i ferri, anestetizzata localmente.
    Venne praticata l'incisione fino all'altezza del feto. Il conto alla rovescia per la nascita dei pargoli era appena iniziato.
    Taeko e Shiltar sarebbero diventati genitori per ben tre volte quel giorno.


    Taeko soffriva per quel peso ma fortunatamente non sentiva più il dolore nella zona interessata grazie all'anestesia. Vide arrivare il suo amato Shiltar e gli sorrise debolmente, ormai già provata in volto. I suoi lunghi capelli ora erano raccolti in una cuffia mentre sul viso si erano formate delle gocce di sudore causate dal dolore che prontamente venivano asciugate dall'assistente.

    Eccolo!


    Ad annunciare era stato il medico chirurgo che si era occupato dell'incisione. Stava per nascere il primo bambino.
    Taeko tentò di guardare nella zona interessata ma non ci riuscì. Però udì bene il primo vagito.

    U...uuuunguèèèèè!


    Lo estrassero, più piccolo della norma e anche più leggero, il primo dei tre bambini. Era un maschietto.

    E' un maschio!


    Esso venne porto all'infermiera che l'avvolse in delle fascie accudendolo i primi secondi.
    Ed ecco che intanto stava uscendo una seconda testolina, leggermente più piccola del precedente. Il medico estrasse il corpicino gracile. L'uomo sorrise in direzione dei genitori, porgendo anch'esso all'assistente.

    U...uuuunguèèèèè!


    E' una femminuccia!


    Ed erano già due. Ora mancava il terzo bambino che intanto era sceso verso il taglio praticato al corpo di Taeko.

    TI TI TI TI TI TI TI TI TI TI TI TI TI TI TI


    Il macchinario attaccato a Taeko che ne controllava le funzioni vitali si mise in moto emettendo un allarme ripetuto. Taeko non capiva ma tutto d'un tratto si sentì male. Spalancò gli occhi - non capendo da dove proveniva il dolore - e svenne.

    Emergenza! C'è un'emorragia interna! Svelti!


    Le parole si susseguivano una dietro l'altra. Era importante salvare la vita del bambino come quella della madre. L'equipe medica era già al lavoro pronta a recuperare il terzo bambino mentre le infermiere si occupavano di assistere la madre. Solo dopo l'ultimo parto avrebbero potuto sistemare l'emorragia.

    Avanti avanti! Vieni fuori


    Il medico boffonchiava quelle parole in ansia ma concentrato sul suo lavoro.

    Ci siamo quasi!


    Stava sbucando la testa, piccola, seguita da un corpo altrettanto piccolo e gracile. Indubiamente, il terzo dei bambini, rischiava di più essendo il più piccolo e debole. Se ne accorsero subito i medici vedendo il suo esile corpo. Ma fortunatamente venne estratto senza complicazioni. Tagliarono l'ultimo cordone ombelicale prima di assegnarlo all'ennesima donna.
    Anche l'ultimo dei bambini venne preso in carico. Un altro maschietto. Ma stavolta nessun annuncio. La situazione di Taeko aveva la precedenza.

    Due ore più tardi...
    I medici erano riusciti a fermare la perdita di sangue ristabilendo il corretto funzionamento del corpo della madre. Shiltar era stato fatto accomodare fuori dalla sala operatoria, nella sala d'attesa.

     
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    Shiltar fu condotto fino ad una sala dove potersi cambiare: ne sapeva qualcosa di sale operatorie e quindi sapeva anche come prepararsi per le stesse, probabilmente in un altro momento avrebbe raggiunto la sala da solo, ma in quella situazione era decisamente troppo poco "concentrato".
    Malgrado ciò, comunque, Shiltar arrivò in tempo per l'inizio dell'operazione.

    Il Kaguya accennò un sorriso a Taeko, forse un modo per cercare di tranquillizzare lei, forse per tranquillizzare se stesso, in ogni modo si spostò vicino a lei, evitando di disturbare i medici nel farlo, ed osservò da lì l'operazione.
    Sentire il vagito del primo bambino fu qualcosa di particolare, di strano a dir poco, sorprendente, ma, probabilmente, se avesse avuto modo di rifletterci, ancora più strana fu la prima reazione di Shiltar: fu qualcosa d'istintivo, quasi come respirare, un sorriso sulle labbra e lacrime che scivolavano sulle guance, tutto frutto di felicità, nel vedere quel primo piccolo e, pochi istanti dopo, una seconda... qualcosa di incredibilmente bello.

    Poi quel momento idillico fu interrotto nel peggiore dei modi: un suono, acuto, fastidioso, un "ti" costante che indicava problemi.
    Shiltar si volse verso Taeko e la vide chiudere gli occhi, svenire il che fu per lui più doloroso di una pugnalata, o di qualsiasi altro attacco subito in tanti anni da shinobi, non intravide nemmeno il terzo bambino, che fu velocemente portato fuori dalla sala operatoria poco prima di Shiltar stesso.

    [...]

    Il tempo passava senza essere misurabile al di fuori di quella sala operatoria per Shiltar: attendere non era mai stato qualcosa che gli piaceva, né quando sapeva cosa lo aspettava, né quando, come in quel caso, non ne aveva idea.
    Rimase lì a camminare, avanti ed indietro, davanti alla porta della sala operatoria, finché non gli venne in mente di vedere come stavano i tre neonati, così si diresse verso la zona pediatrica.
    Anche lì la porta era chiusa e Shiltar non poté fare molto di più che poggiare la testa contro la porta chiusa e pensare... pensare a cosa avrebbe voluto dire a quei tre piccini: che erano più di quanto avesse mai sperato di poter condividere con qualcun altro, che loro e Taeko erano tutto ciò che avrebbe potuto renderlo felice, che la loro mamma ed il loro papà (ed anche il solo pensarsi tale, per quanto fosse triste la situazione lo faceva sorridere) desideravano struggentemente averli tutti con loro.
    Shiltar voleva augurargli di avere la determinazione della loro madre, che era riuscita ad andare avanti con il proprio lavoro malgrado la sua condizione, e magari un pò della resistenza del padre... avrebbe tanto voluto dirgli tutto ciò, anziché poterlo solo pensare davanti alla porta.

    Porta che si aprì, lasciando uscire un'infermiera, "Mizukage-sama...", affermò sorpresa la donna, "Come stanno i bambini?", fu l'unica cosa che chiese il Kaguya, trovando, per tutta risposta, la donna un pò turbata a dire alcunché.
    "Il primo maschietto sta bene, sulla femminuccia ci sono buone speranze... il terzo, ecco, non c'é ancora niente di certo a riguardo, mi dispiace.", disse semplicemente, prima di rientrare.
    Shiltar, per contro, non poté far altro che restare lì, fuori dal reparto, con il capo sulla porta, finché, non sapeva nemmeno quanto tempo dopo, gli fu detto che l'operazione di Taeko era conclusa e che si era stabilizzata.

    Il Mizukage, allora, decise di andare dall'amata e lì sarebbe rimasto, si sarebbe seduto al fianco del suo letto ed avrebbe aspettato che si svegliasse: i bambini, alla fine, li avrebbero visti assieme.
     
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    九代目水影 - Kyuudaime Mizukage

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    Incontri inaspettati in corsia
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    Ayame decise di riposarsi dopo tutta quella stanchezza. Le bambine dormivano e non c’era nessuno in visita. Uscii dalla stanza dopo che lei si fu addormentata per prendere una boccata d’aria e stiracchiare un po’ i muscoli contratti dalla posizione scomoda che assumevo sulla sedia affianco al letto di Ayame.
    Camminai per poca distanza nel corridoio e incrociai una figura conosciuta, capelli bianchi e abbastanza famoso a Kiri. Il Mizukage che ci faceva in ospedale in quel reparto?

    « Shiltar? Che ci fai qui? »

    Domandai dopo essermi fermato. Aveva una faccia non poco preoccupata e ricordai che anche lui era in procinto di diventare padre.
    Mi resi dunque conto che la domanda era forse idiota, ma non mi andava di chiedergli perché aveva l’espressione così atterrita: nemmeno davanti ai pericoli più neri avevi visto Shiltar Kaguya fare una piega. Forse qualcosa era successa, non sapevo bene cosa, ma potevo immaginare che non fosse propriamente piacevole.

    « Tutto ok? »

    Quella frase mi sfuggì dalle labbra spontanea. Se fossi arrivato a casa qualche minuto più tardi non avrei avuto una faccia diversa, con tutta probabilità.

     
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    Falce dei Kaguya


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    Stava tornando verso la stanza di Taeko quando si sentì chiamare; non lo aveva notato dapprima, ma Itai era anche lui in quei corridoi e, in effetti, gli ci volle qualche secondo sia per realizzare la domanda fattagli dal Jinchuuriki sia per non porre lui stesso la medesima domanda, giacché non aveva subito riconnesso quanto visto al matrimonio del Nara, cioé che anche sua moglie era in "dolce attesa".

    "Taeko ha partorito, o meglio, è stata operata, qualche... ora fa", fu un pò incerto sul definire il tempo che era passato da quando lo avevano fatto uscire dalla sala operatoria per le complicazioni.
    Poco dopo arrivò una domanda ancora peggiore.
    Probabilmente, se si fosse trovato in una situazione diversa, se fosse stata semplicemente una missione, o qualcosa con cui era abituato ad aver di che confrontarsi, avrebbe replicato con un tono più ironico, magari fastidioso, ma per lui spesso più naturale, ma in quel momento non aveva molta voglia di scherzare o di sottolineare come, ci fosse ben poco che andava bene in quel momento.

    "Ok? No, non direi. Ci sono state complicazioni... e non ho molte possibilità di aiutare nel risolvere, né per Taeko, né per i... bambini.", spiegò con un seguente senso di impotenza, che andò aumentando dentro di lui molto più di quanto già non lo avesse fatto mentre rifletteva su quei fatti... non aveva molte parole in più da dire, sapeva di non avere la forza di ammettere tutto il resto.

    "Tu, invece? Ayame sta bene, spero.", cercò di sviare il discorso, per evitare di pensare a cosa stava succedendo alle persone a cui più teneva, per quanto avesse davvero da poco conosciuto i suoi figli, ma sarebbe stato difficile non pensare a Taeko ed ai bambini in quel momento.
     
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    九代目水影 - Kyuudaime Mizukage

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    Le cose che non vorresti mai vedere
    Imprevedibili problemi

    L’ironia della sorte. Poco tempo prima avevamo dato il sangue sul campo di battaglia e adesso, per una casualità, i nostri figli nascevano nello stesso giorno. Avrei potuto riderci tranquillamente, ma si capiva che per Shiltar quel momento non era proprio adatto a scherzare. Altra cosa spiritosa del destino era che sia Shiltar che me eravamo appena diventati padri di gemelli, altro motivo per non ridere era che Shiltar sembrava essere davvero preoccupato per quello.

    « Mi dispiace » dissi solamente con lo sguardo di chi poteva capirlo bene.

    Sospirai e guardai un attimo all’esterno. Mi chiese se Ayame stava bene e sorrisi appena annuendo con un gesto tranquillo; per fortuna era andato tutto bene, nonostante il piccolo imprevisto.

    « Si, sta bene » risposi « Credevamo fosse uno soltanto, invece sono uscite due bambine » mi scrollai le spalle con aria colpevole« Sono identiche, quindi suppongo sia ereditario, quindi è colpa mia ».

    Shiltar aveva visto Maku, il mio fratello gemello al matrimonio, quindi poté facilmente capire cosa intendevo.

    « Taeko è sveglia? » chiesi quindi.

    Rimanevo alquanto perplesso dalla storia che mi aveva accennato Shiltar e avevo poco da dire se non chiedere qualcosa. Magari avrebbe fatto persino a lui parlargli.

     
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    Falce dei Kaguya


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    La prima affermazione di Itai non portò particolari reazioni in Shiltar: verosimilmente, fosse stato meno preoccupato, avrebbe potuto commentare con un "sapessi a me", ma in quel momento non aveva molta voglia di scherzare.

    In compenso, nel sapere che Ayame stava bene, ne fu lieto per Itai, certo, qualche settimana prima avevano avuto un'accesa discussione, ma in quel momento, per strano che fosse, o almeno per quanto sarebbe sembrato anche solo immaginarlo per il Kaguya, le questioni da shinobi erano passate in secondo piano e, per quanto la preoccupazione per Taeko ed i bambini fosse il centro dei suoi pensieri, era lieto che, almeno al Jinchuuriki, le cose andassero bene in quel senso e non poté cogliere che anche Ayame aveva avuto dei gemelli, anzi, delle gemelline; cosa di cui Itai si disse colpevole... in effetti, a ripensarci, Shiltar aveva notato un individuo identico al ninja kiriano al matrimonio dello stesso e si rese conto che nel suo caso, l'essere gemelli era stato ereditario.
    In un altro momento, forse, si sarebbe chiesto se anche nel caso dei loro bambini si trattasse di una situazione semplice, avrebbe potuto chiedere a Taeko, non avendo la bencheminima idea della propria famiglia, piuttosto il suo pensiero andò alla speranza che, come Itai ed Ayame, anche loro potessero avere la medesima fortuna, di superare il momento del parto senza problemi.

    La successiva domanda, comunque, riportò il Mizukage alla realtà: "Non lo so, stavo per andare da lei, sperando che l'operazione sia finita, sono rimasto a cercar di vedere i bambini finora...", spiegò, facendo poi cenno che lì si sarebbe quindi diretto, almeno che l'altro non avesse avuto altro da dirgli.

    "In ogni caso, penso che gli auguri siano d'obbligo.", aggiunse rivolto al Jinchuuriki, con il sorriso un pò tirato per le sue preoccupazioni, ma di certo sincero.
     
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  15. Aoi & Taeko
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    Si aprì una porta. L'infermiera di turno cercò con lo sguardo Shiltar. Nei suoi occhi c'era l'espressione di chi portava notizie. Ma non di quelle buone. E forse nemmeno di quelle cattive.

    Shiltar sama, le devo dare alcune notizie comunicò lei una volta vicini.

    La signora Taeko è fuori pericolo. L'emorragia interna è stata fermata ed ora sta riposando nella sua stanza. Al risveglio potrà farle visita.


    Queste parole non tolsero il peso che l'infermiera si portava addosso. Si strinse le mani attendendo forse qualche parola da Shiltar. Quello che stava facendo in fondo era il suo lavoro.

    I bambini stanno dormendo. Sono leggermente sotto peso ma è normale. Il primo è il più forte e sano di tutti. La bambina non ha dato nessun tipo di problema. D'un tratto parlava felice, come se quel breve attimo che la separava dal vero discorso potesse aiutare i presenti. Deglutì. L'ultimo è in osservazione. I medici non lo hanno ancora dichiarato fuori pericolo. Questo è uno dei rischi del parto, specie in questo specifico caso. Verrà monitorato per le prossime quarantotto ore. Apparentemente non c'è nessuna anomalia ma...dobbiamo attendere.


    Era certa che quelle parole fossero molto pesanti per un padre. Lei si trovava solamente di passaggio e di situazione del genere ne viveva spesso. Oguna era particolare, a modo suo. Qualcuno urlava, altri piangevano. Altri ancora cadevano in una sorta di trance o in depressione. Aiutarli era molto difficile. E lei riteneva che oltre alle sue parole poco altro poteva fare, se non rincuorarli.


    Nell'attesa può guardare gli altri bambini dormire. La sala neonati è da quella parte. Un'infermiera le mostrerà al di là del vetro i suoi figli. Coraggio, ha la mia solidarietà per l'ultimo


    Abbozzò un sorriso e poi indicò dove poteva dirigersi.
    Quattro ore più tardi avrebbe potuto vedere anche Taeko.



    Con Taeko

    Taeko si era svegliata da poco e teneva ancora gli occhi chiusi. Quando sentì entrare Shiltar li riaprì.

    Era ancora stanca. Gli occhi pesanti e il corpo stremato dall'operazione.

    Shiltar... sussurrò tentando di allungare una mano.
    Sorrideva guardando il suo marito.

    Hai visto i bambini? domandò con quel sorriso tirato ma stanco, allo stesso tempo dolce.

    Evidentemente Taeko non era ancora stata informata di quanto accaduto in sala operatoria. Il medico che l'aveva seguita si era premurato che lei stesse bene rispondendo che i suoi figli anch'essi stavano bene.
    A meno che miracoli, toccava a Shiltar farle sapere cos'era successo.

     
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